La logica modale è nata per studiare i ragionamenti su ciò che è possibile e ciò che è necessario. Negli ultimi decenni, a partire dal lavoro di logici e filosofi quali Rudolf Carnap, Saul Kripke e David Lewis, la sua applicazione è stata progressivamente estesa ad altri ambiti, quali il ragionamento sul tempo, sulla conoscenza e sui sistemi di norme. Queste ricerche hanno condotto a un complesso e intrigante dialogo con alcune fondamentali branche della filosofia: la metafisica, l’epistemologia, la filosofia (...) del linguaggio. Lo scopo del volume è offrire una panoramica di questo dialogo al contempo accessibile e rigorosa, pensata sia per gli studenti di un corso universitario, sia per il lettore non specialista. Se da un lato tutte le necessarie nozioni tecniche sono rese accessibili ai non addetti ai lavori, dall'altro si restituisce un'immagine fedele delle sfide concettuali che la ricerca in questi settori è oggi chiamata ad affrontare. (shrink)

In Overlooking Conventions Michael Devitt argues in defence of the traditional approach to semantics. Devitt’s main line of argument is an inference to the best explanation: nearly all cases that linguistic pragmatists discuss in order to challenge the traditional approach to semantics are better explained by adding conventions into language, in the form of expanding the range of polysemy or the range of indexicality (in the broad sense of linguistically governed context sensitivity). In this paper, we discuss three aspects of (...) a draft of Devitt’s Overlooking Conventions, which was discussed at a conference in Dubrovnik in September 2018. First, we try to show that his rejection of Bach’s distinction between convention and standardization overlooks important features of standardization. Second, we elaborate on Devitt’s argument against linguistic pragmatism based on the normative aspect of meaning and show that a similar argument can be mounted against semantic minimalism. While Devitt and minimalists have a common enemy, they are not allies either. Third, we address a methodological difficulty in Devitt’s view concerning a threat of over-generation and propose a solution to it. Although this paper is the result of collaboration the authors have written different parts. Carlo Penco has written part 1, Massimiliano Vignolo has written part 2 and part 3. (shrink)

Functional diversity holds the promise of understanding ecosystems in ways unattainable by taxonomic diversity studies. Underlying this promise is the intuition that investigating the diversity of what organisms actually do—i.e. their functional traits—within ecosystems will generate more reliable insights into the ways these ecosystems behave, compared to considering only species diversity. But this promise also rests on several conceptual and methodological—i.e. epistemic—assumptions that cut across various theories and domains of ecology. These assumptions should be clearly addressed, notably for the sake (...) of an effective comparison and integration across domains, and for assessing whether or not to use functional diversity approaches for developing ecological management strategies. The objective of this contribution is to identify and critically analyze the most salient of these assumptions. To this aim, we provide an “epistemic roadmap” that pinpoints these assumptions along a set of historical, conceptual, empirical, theoretical, and normative dimensions. (shrink)

“Dalla filosofia dell’azione alla filosofia della mente” è stato il percorso di alcuni filosofi di nazionalità varia degli anni 1980 – come Paul Churchland negli Stati Uniti o Ansgar Beckermann in Germania – che prima si sono interessati agli aspetti più teorici nella filosofia dell’azione, come il modo di funzionamento delle azioni e la loro spiegazione scientifica, e che poi, con l’arrivo e la diffusione dei personal computers e delle scienze cognitive, hanno ampliato e approfondito questo interesse di ricerca e (...) si sono dedicati alla filosofia della mente più in generale e in particolare alla spiegazione scientifica e filosofica del mentale. Sandro Nannini faceva parte di questo movimento ed è stato uno tra gli inizialmente pochi filosofi italiani che si sono occupati di questi argomenti; successivamente ne è diventato uno dei maggiori specialisti in Italia, proponendo una sua particolare versione di naturalizzazione del mentale. Subordinata agli interessi teorici è stata la sua iniziativa accademica di fondare e promuovere il primo dottorato italiano di ricerca in Scienze Cognitive. Il presente volume tratta dell’opera di Sandro Nannini in contributi che sono riflessioni più o meno specifiche sulle differenti tappe del suo percorso, affrontando temi come l’analisi dell'azione, il libero arbitrio, la discussione di Nannini di vari classici della filosofia, la tendenza del naturalismo a dissolvere la filosofia in un enciclopedismo empirico e la sfida dei qualia e della fenomenologia all’approccio naturalistico alla mente. Il volume contiene inoltre un saggio dello stesso Sandro Nannini, nel quale espone l’ultimo sviluppo della sua filosofia della mente nonché le risposte agli interventi degli altri autori: Mario De Caro, Sara Dellantonio, Rosaria Egidi, Roberta Lanfredini, Christoph Lumer, Paolo Parrini, Pietro Perconti, Claudio Pizzi, Emanuela Scribano e Giuseppe Varnier. (shrink)